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Kitchening

martedì 18 aprile 2017

Il pollo alla cacciatora per la Giornata Nazionale del Calendario del Cibo Italiano



Sono quasi emozionata a scrivere questa ricetta, mi tremano le mani. E' una ricetta semplice, all'apparenza, in realtà è una delle preparazioni più difficili da eseguire. Il rischio è quello, come diceva il grande Eduardo De Filippo, di fare della banalissima "carne c'a pummarola" anziché di raggiungere quel risultato unico che non sa né di pollo, né di pomodoro, né di cipolla, ma fonde tutti questi sapori insieme in quel qualcosa di unico e ineffabile che è appunto il Pollo alla Cacciatora. Un piatto irresistibile, per il quale, se ben fatto, ogni ospite vi incoronerà come Re e Regine della Cucina e dell'Ospitalità. E' un piatto che riesce bene a poche persone della mia generazione, a pochissime tra le più giovani, che solo le  nostre mamme e nonne sapevano eseguire alla perfezione. Per imparare a farlo come si deve, l'ho cucinato seguendo le istruzioni della mia mamma, e ora mi sento come se fossi depositaria di un tesoro. Perdonate l'enfasi, ma è così. Ah, ci vorranno come minimo due ore e mezzo, siete avvertiti.
Condivido questa ottima ricetta nella giornata nazionale del pollo alla cacciatora nel Calendario del Cibo Italiano.

Ingredienti:

1 pollo buono, meglio se ruspante, a pezzi 
una carota, una costola di sedano media, mezza cipolla media, uno spicchio d'aglio
olio extra vergine di oliva
vino bianco
sale e pepe
passata di pomodoro (io Mutti)




Tritate tutti gli odori e soffriggeteli piano piano in una capace pentola (io uso quelle in pietra, sono fenomenali) finché non sono appassiti e hanno preso un bel color rame. Ci vorrà mezz'ora come minimo.



Qui sta il segreto. Il profumo del soffritto è l'indicatore: non si deve più sentire l'acre della cipolla, ma questa deve virare al dolce e profumare quasi di funghi anche se i funghi non ci sono. A questo punto è pronto. Ora aggiungete i pezzi di pollo, precedentemente fiammeggiati per togliere eventuali piumette rimaste, poi lavati e asciugati. Date una girata di pepe e cominciate a rosolarli bene, piano piano, a fuoco basso, rigirandoli spesso. Ci vuole una pazienza infinita e molta cura. Non si devono attaccare, ma solo colorire bene. All'inizio rilasceranno un po' d'acqua, pian piano la ritireranno e si coloriranno.


I pezzi di pollo si ritireranno un pochino, è normale. A questo punto aggiungete il vino bianco, quanto basta a ricoprire un po' meno di metà i pezzi di pollo. Fate evaporare rigirandoli spesso. Fuoco sempre basso. Fin qui, il coperchio non si usa. 
Aggiungete metà flacone piccolo di passata Mutti, salate e aggiungete acqua calda quanto basta per coprire per metà i pezzi di pollo. 



A questo punto mettete il coperchio e cuocete a fiamma bassa finché il sugo non è bello ritirato e il profumo è quello giusto, del vero Pollo alla Cacciatora. 



Servite e godete!

Con questa ricetta partecipo orgogliosamente alla Giornata Nazionale del Pollo alla Cacciatora nel Calendario del Cibo Italiano.

13 commenti:

  1. Io metto anche un rametto di salvia (2-3 foglie) e poi, come modernamente si usa ;) , lo accompagno con del riso bollito
    Un ottimo piatto unico.

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  2. Servite e godete! Hai ragione :) Il pollo alla cacciatora è uno di quei piatti che molti di noi non sanno cucinare (e molti ne hanno dimenticato il profumo) ma che se fatto a regola d'arte regala grandi soddisfazioni. Grazie Cecilia!

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    1. Ma infatti, non sai quanti ne ho toppati prima di imparare bene! Però, quando è ben fatto, dà certe soddisfazioni altro che!!!

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  3. Amare la cucina vuol dire rendere preziosa ogni ricetta, anche quelle che sembrano più banali. Brava!

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    1. Secondo me quando uno sa fare un buon pollo alla cacciatora è a cavallo!

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  4. quindi il segreto è il soffritto, mi pare di capire.... dalle tue parole traspare l'orgoglio di aver preparato un piatto da re... ora mi viene una gran voglia di provarci, bravissima!

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    1. Sì Elena, sono davvero contenta, questo è un asso nella manica, credimi! Sì il segreto è il soffritto, quello fa la differenza. Anche la pazienza è importante, è un piatto lungo da farsi e bisogna curarlo molto!

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  5. A noi ci han separate alla nascita. Perche' quell'introduzione e' cio' che vado sempre ripetendo io, di fronte alle preparazioni "semplici". E davanti a quelli che ti dicono che siccome non sanno cucinare, vanno sul "semplice". E ti presentano suole di scarpe che dovrebbero essere fettine al burro, acque sporche che chiamano sughi di pomodoro, grumi bruciacchiati che secondo loro sono omelette e via dicendo. La "semplicita'" in cucina e' l'insidia piu' grande di tutti, se la si prende sottogamba. E le tue raccomandazioni iniziali sono davvero l'unica soluzione per portare in tavola un piatto che si e' tramandato da generazioni, proprio perche' semplice-ma straordinariamente ben fatto. Bravissima!

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    1. Grazie Ale!!! <3 <3 <3
      Sapessi quante prove fallite prima di raggiungere QUEL sapore!

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