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Kitchening

domenica 6 dicembre 2015

Cantucci Dolce Peonia



Alla quinta infornata di questi deliziosi biscotti ho deciso che si meritavano un post tutto per loro. E prima ancora di loro, il post se lo merita l'autrice della ricetta, Emanuela, la mia amica pasticciera sopraffina meglio conosciuta come La Dolce Peonia. Fate un giro nel suo blog e vi sembrerà di trovarvi nel laboratorio di un grande pasticciere francese, in un mare di zucchero caramellato, di cioccolato, di frolle montate, di chouquettes, di biscotti friabilissimi e di torte alte e soffici.
Questi biscotti me li ha insegnati lei e io li faccio e li rifaccio e li regalo e diffondo la sua ricetta, perché se lo merita assolutamente!

Ingredienti

220 g di farina di farro
180 g di zucchero
6 g di lievito per dolci
un pizzico di sale
due uova medie
130 g fra albicocche secche e pistacchi tritati grossolanamente (ma potrebbero essere anche noci e fichi secchi, con in più un cucchiaino di semi di anice, squisiti!)

Procedimento

In una ciotola setacciare la farina, aggiungere anche lo zucchero, il sale e il lievito e mescolare con una frusta. Fare la fontana. Al centro mettere le uova e con una forchetta sbatterle incorporando piano piano la farina intorno. Continuare a impastare con le mani finché tutto il composto sarà ben amalgamato. Aggiungere il trito di albicocche secche e pistacchi e impastare ancora per incorporarli. Fare due o tre filoncini e stenderli su una placca da forno foderata con carta forno bagnata e strizzata. Infornare a 200° per circa 20 minuti. Lasciare intiepidire un minuto, poi tagliare i biscottini di sbieco e porli a raffreddare su una griglia. Non necessitano di ulteriore cottura, sono bellissimi da regalare e ottimi da sgranocchiare!


martedì 24 novembre 2015

Torta di riso con crema pasticciera


La fame fa brutti scherzi, la gola invece a volte può produrre delle figate pazzesche, specie se unita alla fame di mezza sera, quando hai voglia di qualcosa di dolce che non ti appesantisca troppo perché si è già cenato, ma in casa non c'è nulla che sconfinfera ed è quasi l'ora di andare a dormire. Bene, ecco che allora può venir fuori un dolce come questo, una torta di riso che voi umani...
Dettata dalla gola e dalla fretta, è la prova provata che presto e bene qualche volta vanno insieme!
P.S. E' la terza che faccio, le altre due non sono riuscita a fotografarle perché spazzolate troppo in fretta!

Ingredienti:

- 160 gr. di riso vialone nano;
- mezzo litro di latte intero;
- 100 gr. di zucchero;
- un cucchiaino di estratto di vaniglia;
- un pizzico di sale

Per la crema

- 4 tuorli;
- 130 gr. di zucchero;
- 40 gr. di maizena
- mezzo litro di latte intero


ATTENZIONE: con questa dose di crema vengono due torte!!!


Mettete a scaldare il latte in un pentolino, appena bolle aggiungete il pizzico di sale, versate il riso e sempre mescolando portatelo a cottura: ci vorranno circa 15 minuti, il riso pian piano assorbirà tutto il latte: se non lo mescolate si attaccherà immediatamente sul fondo, quindi fate attenzione!
Appena il riso sarà cotto, spegnete la fiamma, aggiungete lo zucchero e l'estratto di vaniglia e mescolate bene per far sciogliere lo zucchero. Mettete al fresco in terrazza, sul davanzale della finestra o dove volete, il riso riposando finirà di assorbire il latte e si addolcirà.




Intanto preparate la crema. Mettete a scaldare il latte in una casseruola larga e bassa, nel frattempo sbattete bene i tuorli con lo zucchero e la maizena finché non diventeranno bianchi e aumenteranno un po' di volume. Quando il latte starà per venire su perché ha raggiunto l'ebollizione (lo vedrete crescere e diventare schiumoso ai lati), rovesciate nella casseruola il composto di uova, leccate bene con il leccapentole tutta la terrina, a questo punto mescolare energicamente e...la crema è pronta! In un minuto!



Ora trasferite la crema in una terrina e mettetela a freddare un pochino. Quando è intiepidita, unite metà della crema ottenuta al riso cotto e mescolate molto bene. (Amerete così tanto questa torta e lei durerà così poco che vi troverete la seconda torta già pronta per metà ;))
Imburrate e infarinate uno stampo antiaderente di 28 cm. di diametro e rovesciatevi dentro il composto , quindi infornate a 175 gradi per circa 35 minuti.
E' ottima anche calda, non vi dico altro!


domenica 22 novembre 2015

Tortelli di patate fatti in casa con sugo ai funghi porcini




Per la cinquantaduesima sfida dell'MTC i vincitori della gara precedente, Monica e Luca del blog Fotocibiamo, genovesi DOC, hanno proposto i raieu co-u tuccu. Ricetta della festa, ricca ed evocativa senza dubbio: una pasta ripiena condita con un sugo cotto a lungo e a fuoco lento. Chi al pensiero di questo piatto non viene assalito da mille ricordi d'infanzia...
Quando ero piccola, età scuola elementare più o meno, l'estate la passavo al mare, all'Isola d'Elba, con la mia  mamma, la mia sorella, la mia zia e le mie tre cugine. Sette femmine scatenate. Senza nessun uomo a cui dover rendere conto, babbo o marito che fosse, pranzavamo come e quando ci pareva, spesso al mare, anche se noi bimbe eravamo piccine e teoricamente dovevamo fare il riposino a metà pomeriggio (ma l'unione fa la forza, si sa, e chi ha voglia di lottare contro cinque galline urlanti che si rifiutano di andare a dormire). La sera salivamo tutte e sette a bordo della Simca 1000 della zia, colore blu polare con interni grigio antracite, orribile, ma era l'unica macchina che lei guidava, ne ha avute tre consecutive; andavamo nei vari paesini a fare "i palpi", cioè ci si fermava in ogni boutique e si "palpava" ogni abito, senza però comprare mai nulla o quasi. Al ritorno, noi cinque bimbe sedute dietro cantavamo a squarciagola le canzoni dei Pooh, la più gettonata era "Tanta voglia di lei". Quando appariva in lontananza una macchina della Polizia o dei Carabinieri, noi grandi buttavamo giù ai nostri piedi la mia sorella e la mia cugina piccola, altrimenti ci avrebbero fatto la multa: che risate si facevano la mia mamma e la mia zia! Non erano stati ancora inventati i Tena Lady, ma in quei momenti ce ne sarebbe stato davvero bisogno!
E così luglio e agosto passavano, sempre troppo velocemente. Purtroppo arrivava settembre, e a settembre la mamma e la zia ricominciavano a lavorare in negozio, quindi in attesa che iniziassero le scuole, io e mia sorella eravamo obbligate a passare un paio di settimane dai nonni materni a Sasseta, comune di Vernio, provincia, a quei tempi, di Firenze, ora di Prato. Paesino veramente bruttino, dieci case in tutto, senza né arte né parte, 680 metri s.l.m., non era campagna, non era nemmeno montagna, mezza montagna si diceva. "Dopo il mare la montagna fa bene!", mi sentivo ripetere continuamente. Io cercavo di farmelo piacere, ma lì mi annoiavo da morire. C'erano alcune coetanee con le quali potevo giocare, ma io, già con la mia antipatica puzza sotto il naso, guardavo dall'alto in basso quelle bambine che si chiamavano Ada, Nunziatina, Armandina, Lorella, Vania, e sapevo pure che quest'ultimo era pure un nome maschile perché avevo già letto qualche racconto di Tolstoj e di Cechov.
Due ricordi di quelle vacanze però mi sono rimasti, bellissimi: il primo è quando la mattina verso le undici arrivava il camioncino del fornaio, si fermava davanti a casa nostra, io scendevo sulla strada e aspettavo che aprisse lo sportellone dietro, allora si sprigionava un profumo inebriante di schiacciata all'olio, così buona e fragrante  come non l'ho mai più mangiata. Secondo, quando assistevo alla preparazione dei tortelli di patate che faceva la mia nonna. Li faceva la domenica mattina, e mai da sola. Le donne vicine venivano in casa e chi faceva una cosa, chi un'altra. Chi preparava la farina, chi portava le uova, chi impastava, chi sfogliava, chi preparava il ripieno; chiacchieravano e facevano, chiacchieravano e facevano. Ne venivano fuori tantissimi, tutto il tavolo della cucina ne era ricoperto, ogni famiglia avrebbe certamente avuto il suo ricco pranzo della domenica. Io aspettavo che arrivassero i miei genitori da Firenze, mentre il profumino del sugo ai funghi porcini che scaldava pian piano sulla cucina economica si spandeva per  la cucina, poi baci e carezze, e finalmente si pranzava tutti insieme con questo piatto che faceva festa.

All'annuncio della cinquantaduesima sfida dell'MTC, mi sono subito tornate alla mente le estati di tanti anni fa e i tortelli di mia nonna, ed è per questo che ho voluto provare a rifarli, chiedendo alla mamma se si ricordava la ricetta. Lei fa ancora il sugo con i funghi porcini secchi che faceva la sua mamma, e anch'io ho imparato a farlo bene, i ravioli invece non li ha mai fatti né mai visti fare. Ma parlando e confrontando i ricordi di quanto visto e assaggiato (perché quando una cosa ti piace te la ricordi per sempre), e consultata la figlia di una vicina della nonna con cui la mamma è ancora in contatto, sono riuscita a riprodurli pressoché uguali. Proprio uguali no, forse perché (e chissà perché) nei ricordi tutto è sempre più bello e più buono.


Con questa ricetta partecipo alla sfida MTC numero 52.








Ingredienti per il sugo ai funghi porcini (che basterà per 4 persone):

- 1 cipolla, una piccola carota e un gambo di sedano, tritati separatamente;
- 70 gr. di funghi porcini secchi ammollati in acqua fredda;
- una spruzzata di vino bianco;
- 500 gr. di passata di pomodoro;
- un cucchiaio di doppio concentrato di pomodoro;
- sale e pepe.

In un tegame di coccio mettete a rosolare la cipolla per dieci minuti, poi aggiungete il sedano e la carota, mescolate e coprite. Lasciate cuocere lentamente, mescolando ogni tanto, a fuoco bassissimo, per un'ora e dieci minuti, facendo attenzione che il soffritto non si attacchi al fondo della pentola. Trascorso questo tempo, il soffritto avrà un profumo quasi di funghi...buonissimo! A questo punto sfumate con il vino e fate evaporare a tegame scoperto, poi aggiungete i funghi scolati e asciugati dall'acqua dell'ammollo e tritati finemente al coltello. Fate cuocere coperto finché non diventano morbidissimi, quasi una crema. Aggiungete quindi la passata e il concentrato, mescolate e fate cuocere, rigirando ogni tanto, per altre due ore, o comunque finché il sugo diventerà di un bel colore rosso scuro-marrone. Aggiungete sale e pepe.



Ingredienti per il ripieno:

- 700 gr. di patate rosse (la loro pasta è molto consistente e si presta bene alla ricetta);
- 1 uovo;
- una manciata di prezzemolo tritato;
- 70 gr. di parmigiano;
- un cucchiaio di concentrato di pomodoro;
- due spicchi d'aglio;
- noce moscata;
- sale e pepe.

Lessate le patate partendo da acqua fredda per circa 35 minuti (dipende dalla loro grossezza), salando molto l'acqua di ebollizione perché la patata, si sa, ruba molto sale. Nel frattempo, mettete due spicchi d'aglio sbucciati in un pentolino con poco olio, fate insaporire a fuoco medio, aggiungete il concentrato di pomodoro e fate insaporire. Togliete gli spicchi d'aglio. Una volta che le patate sono cotte, sbucciatele, passatele allo schiacciapatate in una zuppiera, nella quale aggiungerete tutti gli altri ingredienti.




Mescolate tutto molto bene e mettete a riposare. L'impasto risulterà rosato per la presenza del concentrato di pomodoro. Intanto preparate la sfoglia.

Ingredienti per la sfoglia:

- 2 uova;
- 100 gr. di semola rimacinata;
- 100 gr. di farina 00.

Con questa dose vengono circa 24 tortelli. Mettete nella planetaria le due farine e fate andare la macchina con la frusta a foglia a velocità minima per qualche secondo. Aggiungete le uova e continuate a impastare sempre con la foglia e sempre con la stessa velocità, finché non si è formato l'impasto. Montate la frusta a gancio e continuate a impastare per qualche minuto per lisciare la pasta. Fate una palla, mettetela su un piattino coperta con una zuppiera capovolta. Trascorsa circa mezz'ora, la pasta avrà riposato e il ripieno si sarà insaporito a dovere. Stendete la sfoglia e componete i tortelli.


Adesso non vi resta che lessarli in acqua bollente salata e condirli con questo sugo squisito, e quindi gustarli con abbondante parmigiano (a chi piace).

P.S.Un sentito grazie a Maria Pia per il suo preziosissimo articolo sul soffritto, che, credetemi anche se non sono nessuno, è il segreto di ogni sugo degno di questo nome: stampatevi il suo articolo e appendetelo alle mattonelle della cucina! E grazie mille anche a Dani  per la sua info-grafica-mai più-senza.

sabato 17 ottobre 2015

Gallina ripiena ai due macinati con purè di patate viola, castagne e carote



Questa è una ricetta che vi farà fare bella figura a chiunque la presenterete. A vederla così questa Gallina Ripiena sembra niente, tutta pulitina e perbenino. In realtà questa ricetta "vuole vedere l'omo in viso", nel senso che non è né facile né veloce, primo perché tra una cosa e l'altra per realizzarla ci vuole più o meno un giorno e mezzo, secondo perché prima di farla dovrete disossare voi la bestia (eh eh! e qui casca l'asino!), ma è un'esperienza che vi consiglio di fare perché acquisirete sicurezza in cucina e perché dopo (ma solo dopo) niente vi spaventerà più. Sfoglierete riviste di cucina e libri in cui sono spiegate ricette di bigné, di velouté, di brasati e soufflé, e voi vi scoprirete a dire: che ci vuole, che ci vorrà mai? Perché questo è quello che vi succederà, ma solo dopo che avrete disossato un pollo!
La ricetta del pollo ripieno disossato da noi e non dal macellaio è infatti la ricetta della sfida MTC n. 51 e a proporla è la nostra adorata Patty (alias Patrizia Malomo di Andantecongusto) vincitrice della sfida precedente con i suoi croissants che erano semplicemente da urlo e infatti ha vinto. Patty ha proprio ragione quando afferma che dopo una tale prova ci si sente crescere i peli sul petto, in effetti è proprio così! Chi tra noi che l'abbiamo fatto non si sente ora quasi onnipotente in cucina, chi non padroneggia la materia, come un demiurgo creatore, chi, chi, chiii??? Io ho disossato addirittura due volatili non per assaggiare due ripieni diversi, ma per godermi la bella sensazione che non stavo facendo i balocchi, ma al contrario qualcosa di forte, di antico, di fondamentale e soprattutto di utile. Mentre disossavo il pollo o la gallina e venivo a capo della carcassa, delle ali e delle ossa delle cosce, mi veniva in mente che con quelle poche ossa, dopo averle cotte in forno per renderle belle asciutte e saporite,  avrei fatto un buonissimo brodo, e così è stato. Dopo questa esperienza vi posso assicurare che non serve avere tagli pregiati per fare un buon brodo. Quello che ho preparato io semplicemente con gli scarti della gallina, mezza cipolla abbruciacchiata in padella, una carota e un gambo di sedano è venuto buonissimo, e non ha assolutamente sfigurato nell'accogliere dei tortellini emiliani eccezionalmente buoni che avevo comprato in previsione. In più, opportunamente sgrassato, è servito per fare il gravy di accompagnamento al piatto. Per non parlare poi del costo di questo piatto, irrisorio rispetto ad altri secondi, ma non per questo meno pregiato o meno originale.

Sulla tecnica del disossare, ahimé, di strada ne ho da fare ancora molta: al primo pollo non sono riuscita a trovare la forcella, però inspiegabilmente, cioè senza volere e senza sapere come ho fatto, sono riuscita a togliere via la carcassa tutta intera, olé! Al punto che quasi quasi avrei anche potuto non tagliarlo lungo la schiena. Voglio farvelo vedere qui sotto, anche se poi non ho pubblicato la ricetta perché il ripieno non mi ha convinto:







Con la gallina invece è andata meglio, nel senso che la forcella mi è apparsa subito davanti agli occhi, con grande sollievo!


A quel punto sono andata in scioltezza e ho seguito passo passo le istruzioni di Patty, fino a disossare tutta la gallina.





Per il ripieno, ho scelto di riempirla con due impasti a base di macinato di carne, uno di maiale e l'altro di manzo, ad ognuno ho aggiunto del parmigiano grattugiato, un pizzico di noce moscata, del pangrattato, mezzo uovo sbattuto, poco trito di aglio e prezzemolo, sale e pepe. Ho fatto tre rotolini con i diversi impasti e ho farcito la gallina, mettendoci anche dei bastoncini di carota appena scottata.


Ho richiuso tutto e ho cucito col filo da imbastire.


Ho avvolto la gallina nella carta da forno e poi nell'alluminio e ho messo in frigo per un intero pomeriggio.




Dopo cena, ho infornato la gallina dopo averla salata, pepata e unta con un po' di olio (devo dire anche extra vergine d'oliva? non importa, vero? tanto uso solo quello) e l'ho cotta per un'oretta e mezzo. Mentre la gallina cuoceva in forno, ho lessato le castagne con poco sale e una foglia di alloro.



Ho scolato le castagne, ho lasciato la gallina a freddare coperta da un foglio di alluminio e sono andata a letto. La mattina dopo ho lessato le patate viola, le patate bianche e ho sbucciato le castagne. Credevo che avrei ottenuto un purè troppo colorato usando solo quelle viola (non le avevo mai usate prima), ecco perché ho lessato anche alcune patate bianche, in realtà tanto viola non sono risultate, eppure le avevo lessate con la buccia che era violissima! Poco male, le patate bianche le ho ripassate in padella e ho mangiat anche quelle! Infine ho fatto il gravy, facendo prima un roux chiaro con poco burro e poca farina, poi l'ho allungato molto col brodo della gallina e con il sugo filtrato, perché denso non mi piace e l'ho versato sulle fette, componendo un piatto con il purè di patate, le castagne e le carote e un altro con le castagne lessate, le patate bianche e le carote, tutte e tre ripassate nel sugo dell'arrosto. 


Riepilogo qui gli ingredienti usati, anche se dalle foto non ce ne sarebbe bisogno:



Per la gallina ripiena

- una gallina di un chilo e mezzo
- 200 gr. di macinato di maiale
- 100 grammi di macinato di manzo
- 1 carota
- aglio e prezzemolo tritati, una manciatina
- 2 cucchiai di parmigiano grattugiato
- 1 uovo intero
- noce moscata, sale e pepe e olio di oliva extra vergine


Per il purè

- 4 piccole patate viola (150 gr.)
- un bicchierino di latte
- una nocina di burro
- sale


Per il contorno

- 2 patate bianche del peso di 240 gr.
- 10 marroni
- 2 carote

Per il gravy
- una noce di burro
- un cucchiaio di farina
- una tazza di brodo
- un bicchierino di sugo d'arrosto deglassato e filtrato



Ringrazio ancora la nostra meravigliosa negriera ;-) e con questa ricetta partecipo alla sfida n. 51 dell'MTC!




martedì 22 settembre 2015

I Croissant? Sì, i Croissant!!!


Bene bene bene. Ho fatto anche i croissant (la s finale non la metto, non mi piace, non so se ci vuole, mi fa fatica), e questa volta senza neanche un briciolo d'ansia. Quasi come se dovessi fare una frittata. L'ansia l'ho vissuta tutta quando mi sono buttata nella sfida dei cioccolatini. Poi li ho fatti, son venuti buoni. E allora, mi son detta, mi riusciranno anche i croissant, tanto quando una ricetta arriva a essere la ricetta della sfida numero enne, vuol dire che è stata provata e riprovata, e soprattutto vuol dire che è passata al vaglio del Supremo Giudice, e che quindi non solo funziona, ma è il top che si può trovare in circolazione.
Come appunto succede per questa ricetta qui.
L'autrice è Luisa Jane Rusconi, del blog Rise of the sourdough preacher, una persona che non conosco personalmente, ma che mi ispira moltissimo, pochi fichi, linguaggio diretto, grande professionalità. Spero di conoscerla presto. Con questa ricetta Luisa è riuscita a farmi "sentire" Parigi dando semplicemente un  morso al suo croissant, si chiamano esperienze extrasensoriali? Forse. Fatto sta che siccome amo Parigi e il croissant è Parigi, gustando un croissant fatto come dice lei, se chiudo gli occhi mi sembra di sentire il profumo della mia città preferita, mi ricordo meglio le sue strade, i suoi quartieri, le sue boulangerie...provate  a farli e capirete quel che voglio dire! Non hanno niente a che vedere con quelli italiani, il sapore è proprio uguale a quelli francesi, anzi, a quelli delle migliori boulangerie francesi! E non sono difficili a farsi, richiedono soltanto un po' di organizzazione e un po' di tempo.

Ecco la ricetta, per circa 12 croissant:

400 gr. di farina 00, W300-330 (io ho usato una farina 00 per pizza e focacce marca Penny, non era indicata la forza)
220 ml. di latte (io intero)
40 gr. burro ammorbidito a temperatura ambiente
30 gr. di zucchero
4 gr. lievito di birra istantaneo (io Mastro Fornaio Paneangeli)
9 gr. di sale
4 gr. di aceto di vino bianco

200 gr. di burro per sfogliatura (io ho usato il burro Vittoria 82% di materia grassa, il sapore è ottimo, comprato alla Penny)

In un bicchiere grande ho sciolto lo zucchero e il sale con il latte e l'aceto.
Nella ciotola della Kitchen Aid ho setacciato la farina e ho aggiunto il lievito di birra. Ho montato la frusta a foglia e ho azionato a velocità 1 aggiungendo il burro morbido e il contenuto del bicchiere: appena si è amalgamato tutto, ho spento la KA (tre minuti in tutto). Ho formato un quadrato, l'ho avvolto con la pellicola e
- ore 13,30 l'ho messo in frigo;
- ore 15,30 l'ho messo in freezer;

Nel frattempo, ho preparato il burro per la sfogliatura: l'ho messo, ben freddo, tra due fogli di carta forno e ho fatto un pacchettino, stendendolo col matterello;





- ore 16,00 ho steso il pastello e ho inserito il burro; 


- ore 16,15 ho fatto una piega a quattro e ho rimesso in frigo avvolto nella pellicola;


(Per quanto riguarda la piega a quattro, non l'ho fatta così per contravvenire alle indicazioni di Luisa, ma semplicemente perché avevo steso il burro troppo lungo, e mi prendeva tutta la superficie del pastello :P);

-  ore 17,15 ho ripreso il pacchetto, l'ho girato facendo in modo di avere la piega a destra, l'ho steso delicatamente col mattarello, dando anche dei leggeri colpetti per non stracciare l'impasto, ho fatto una piega a tre e ho rimesso in frigo;



potete aiutarvi anche seguendo questo prezioso schema, preparato dalla Dani, questa fantastica ragazza


- ore 18,15 ho steso l'impasto, ho fatto i triangoli e ho rimesso in frigo;


Tolti i triangoli dal frigo, ho fatto un'incisione alla base e poi ho tirato un po' la punta per favorire la sfogliatura, ho aperto un po' la base (dovete trovarvi di fronte la Tour Eiffel, più o meno, ahahahah!) e ho iniziato ad arrotolare senza premere troppo, avendo cura di lasciare la punta sotto, senno in cottura si sarebbe gonfiato e aperto;

- ore 19,00 formati i croissant, li ho lasciati a lievitare a temperatura ambiente (26°);


- ore 22,50 i croissant erano ben lievitati, muovendo un po' la teglia tremolavano come da consegna, li ho spennellati con l'uovo sbattuto e filtrato attraverso un colino fitto, con l'aggiunta di poca panna, e li ho infornati a 210°;


- ore 23,05 ho abbassato la temperatura a 200°;


- ore 23,15 i croissant erano ben coloriti, li ho tolti, ma forse un minutino di più li avrebbe resi perfetti;


Comunque, la prova del nove (foto dell'interno), secondo me l'hanno superata bene;


Mi sono emozionata veramente quando li ho assaggiati, croccavano appena appoggiati ai denti, la crosta si sfogliava e profumavano tantissimo di burro buono. Una vera delizia.
Li ho mangiati da soli, o riempiti col prosciutto, in casa li hanno gustati con la marmellata di pesche fatta in casa, gli amici a cui li avevo portati a mezzanotte mi hanno chiamato per dirmi quanto gli erano piaciuti e che se li erano messi via anche per l'indomani.

Avrei potuto rifarli cercando un'idea originale per modificare l'impasto o avrei potuto pensare a una farcitura particolare, ma me ne sono innamorata così, e non ho VOLUTO farli altrimenti. Ho soltanto provato a rifarli col lievito madre e con una farina multicereale, ma non è proprio il suo, perciò, quando li rifarò (perché li rifarò, eccome se li rifarò), seguirò pedissequamente la ricetta di Luisa, perché un croissant migliore non riesco a immaginarlo.

Con questa ricetta partecipo alla cinquantesima (!!!) sfida dell'MTC

lunedì 3 agosto 2015

50 E NON SENTIRLE! IL GIUBILEO DELL'MTC!












Ben felice di partecipare al Giubileo dell'MTC!!!


Eccoci arrivate tutte al fatidico appuntamento del Giubileo dell’MTC! The real, the only, the one “Menù Turistico Challenge Jubelee”, cinquanta sfide, cioè cinquanta temi culinari, affrontati, sviscerati, rivoltati come calzini, uno al mese escluso agosto, 11 l’anno, ognuno dei quali moltiplicato più o meno, ma spesso più, per cento interpretazioni diverse da altrettante fanatiche scalmanate entusiaste, oltre vabbè a qualche sparuto maschietto ;) quanto fa? Migliaia di ricette! Ma qualcuno le ha contate tutte? Non saprei, ma sicuramente qualcuno, ossia COLEI che l’ha ideato, giura di averle provate tutte!!! Iniziato nel giugno del 2010, con la sfida alla migliore Tortilla di patate, l'MTC è diventato nel tempo un’ottima scuola di cucina, resiste inossidabile e, anzi, migliora come il vino e cresce come il pane.
In più è anche un’insuperabile terapia psicologica: fra di noi anche la più insicura, la più negata, la più pigra, alla fine riesce a prendere il suo personale toro per le corna e a portare a termine la sua Mission Impossible! Io ho fatto persino i Baci!!!

Ma l’MTC, e qui partono i violini e si allargano i cuoricini, è per me, e penso anche per tutte le altre, soprattutto una cucina vera e propria, come la sogno io, grande e accogliente, in cui stiamo tutte lì a parlare, a cucinare, a respirare i profumini delle ricette da sperimentare, a deglutire l’acquolina (siamo tutte golose), a ridere, fare cappottini e visoni su questo e su quello, classifiche sugli orrori dell’ultima estate e poi, con gran goduria, ad assaggiare quanto cucinato tutte insieme appassionatamente, magari facendoci prima anche un bell’aperitivo rinforzato;) Anche se solo virtuale questa cucina emana calore, simpatia, solidarietà, fa compagnia e fa crescere. Qui si scherza, si piange, ci si incoraggia, si litiga, si fa la pace, come nella vita di ciccia, insomma, e ci si vuole bene davvero.


Io sono arrivata tardi, dapprima ero un po’ scettica, ma sono stata subito conquistata da queste simpatiche gastro-fanatiche come le chiama Corrado, che non ringrazierò mai abbastanza per avermici tirata dentro. Al punto che oggi non saprei immaginare la mia giornata, ma che dico, la mia vita, senza l’MTC, perciò… lunga vita all’MTC e ancora mille di queste sfide: un bacio e un grossissimo grazie a tutte! (e a tutti ;)


lunedì 15 giugno 2015

Hamburger salmone, crema di avocado, cipolle marinate e maionese al lime


Più passa il tempo e più mi convinco che l'MTC è l'Università della Cucina. Corsi completi, approfonditi, corredati di "masters" in ogni disciplina, con interventi di esperti del settore e dispense a tema (i meravigliosi e utilissimi Tips&Tricks). Quasi 50 argomenti, ognuno studiato, analizzato, sviscerato, rivoltato come un calzino, testato e ovviamente anche assaggiato, fino a non avere più segreti e anzi, sviluppato e arricchito con creazioni originali e inaspettate. Sono troppo onorata di far parte di questo gruppo, dal quale attingo voracemente e poco do in cambio, un po' per il poco tempo, un po' per la mia mancanza di creatività, un po' per la mia imbranataggine verso tutto ciò che riguarda i pc - a malapena so copiare un link e inserire una foto, (e queste ultime non nell'ordine che vorrei, sigh!), non so neanche mettere il banner dell'MTC Member, e ci terrei moltissimo, non so partecipare al tema del mese, le foto su Instagram non le metto perché me ne scordo, e via andare. Spesso mi chiedo fin quando continuerò a poter godere di questo illustre consesso: finché non verrò cacciata per manifesta inferiorità,  io mi stringo forte a tutti i suoi membri e spero in un prossimo futuro di riuscire ad abbattere le barriere informatiche che m'impediscono di godere appieno di tutto questo bendiddio.
Per il tema di questo mese, scelto dalla nostra bella Arianna ho scelto un hamburger che sa d'estate, con i sapori e i profumi un po' tropicali del lime e dell'avocado, accompagnati da una cipolla appena scottata in acqua e aceto, quindi quasi dolce, e da un salmone insaporito con erba cipollina, il tutto condito con una maionese al lime fatta con questa infallibile ricetta. Il risultato mi è piaciuto assai, ancora di più è piaciuto al marito, che scendendo in cucina dal piano di sopra alle 13.30 in punto dopo aver lavorato alle finestre sul tetto, ha esordito con un "che si mangia?". Per l'appunto il panino, appena finito e immortalato, si stagliava sul tavolo da pranzo come una visione, oscurando con la sua golosità il caos che regnava tutt'intorno. "Questo, se ti va!". Piacevolmente sorpreso e grato, il marito spalancava gli occhi e la bocca e si avventava sul panino, trangugiando e mugolando al contempo. Ha detto che era molto buono, bontà sua.
Ed ecco la ricetta:

Per i buns:

250 grammi di farina multicereali manitoba QB
250 grammi di farina 0
260 grammi di latte intero
50 gr. di burro
una bustina di lievito secco
5 grammi di sale
10 grammi di zucchero
semi di sesamo nero

La dose di Arianna era la metà, quindi io ho sbagliato, ma meno male!!!!! I panini sono venuti così buoni che sono spariti in una giornata, e ora devo rifarli perché tra l'altro mi hanno regalato due marmellate una più buona dell'altra, e questi panini sembrano fatti apposta per accompagnarle. Ho impastato tutto nella planetaria, poi ho fatto una bella palla liscia che ho messo a lievitare per due ore:




Se questi panini li avessi conosciuti quando avevo le bimbe piccole, quanto avrei risparmiato di fornaio in occasione delle festicciole di compleanno! Invece di spendere quaranta euro di "duchesse", le avrei fatte da me spendendone due e sarebbero state ancora più buone!
Detto questo, trascorse le due ore, ho piegato l'impasto come spiegato da Arianna, e ho fatto lievitare ancora un'oretta (faceva un caldo tropicale, quindi lievitava che era una bellezza).



Poi ho fatto i panini, me ne sono venuti sette belli grandi, che ho messo a lievitare ancora, coperti, per circa mezz'ora. Li ho spennellati con l'uovo diluito col latte e li ho cosparsi con i semi di sesamo nero, quindi li ho infornati a 180° per venti minuti esatti.

Per le cipolle marinate:

tagliare ad anelli una cipolla di Tropea e sbollentarla per due minuti in acqua e aceto, finché non diventa di un bel colore fucsia. Scolare gli anelli su carta da cucina e mettere da parte.

Per la crema di avocado:

1 avocado maturo frullato, sale e pepe. Tutto qui

Per la maionese:

questa ricetta qui, ma invece del limone ho usato il succo di due lime (ci vuole la "s" per il plurale?)

Per il ripieno:

150 grammi di salmone
erba cipollina
sale e pepe

Tagliare al coltello il salmone, condirlo con sale e pepe massaggiando con le mani, unire l'erba cipollina tagliata a pezzettini piccoli:


Dare la forma circolare al trito di salmone direttamente sulla piastra, accendere il fuoco sotto e cuocere circa cinque minuti, perché si compatti bene, poi voltare l'hamburger delicatamente dall'altra parte e far cuocere due minuti.

Per il contorno:

1 carota tagliata a bastoncini sottili
acqua e farina per una pastella liquida

mettere i bastoncini di carota a bagno nella pastella, poi friggerli in olio caldo (con la pastella non ho potuto provare il metodo Bertuzzi, mannaggia!)


A questo punto, comporre il panino, mettendo una foglia di insalata, le cipolle marinate tutte intorno, l'hamburger di salmone al centro, sopra la crema di avocado e sopra a tutto, la maionese, che deve un po' colare. Coprire con la metà superiore del panino e mordete l'estate!

Con questa ricetta partecipo alla sfida n. 49 dell'MTC

sabato 16 maggio 2015

Gli spaghetti dei Briganti





I pomodori fanno estate, freschezza, appetito, abbinati poi all'aglio, all'olio buono, al basilico e al parmigiano fanno golosità!
Un ristorante fiorentino, i Briganti, su questo semplice piatto ha costruito la sua fortuna. Io ci vado spesso proprio apposta per prendere questo semplice piatto che, provando e riprovando, sono riuscita a rifare uguale anche a casa. 

Gli ingredienti sono pochi e semplici:
- pomodori rossi buoni e saporiti (non  del supermercato!)
- basilico fresco a foglia piccola
- olio toscano
- aglio fresco
- peperoncino in polvere
- maccheroni alla chitarra De Cecco
- acqua e sale per cuocere la pasta


Sbucciare i pomodori (qui ho usato dei piccadilly molto profumati e saporiti), tagliarli a filetti dopo averli privati dei semi e del liquido, deve rimanere solo la polpa asciutta.



Condire con poco olio, sale e peperoncino in polvere, aglio fresco a filetti e foglie di basilico spezzettate, e mettere in frigo a riposare per qualche ora. Nel frattempo preparare l'olio agliato: mettere tanti spicchi di aglio in un tegamino un po' alto con del buon olio di oliva e far scaldare a bassa temperatura. Quando l'olio inizia a fremere, togliere il tegamino dal fuoco e far raffreddare. Ripetere questa operazione tre volte, per far insaporire bene l'olio di aglio, senza farlo bruciare.

Al momento di preparare la pasta, mettere in una padella qualche cucchiaio di olio agliato, e far scaldare il sugo freddo di pomodori, giusto il tempo di far ammorbidire i pomodori senza che perdano il loro sapore fresco e di far sprigionare i profumi dell'aglio e del basilico: condire poi la pasta, cotta al dente, con questo sughetto e cospargerla di parmigiano grattugiato nel mixer e di peperoncino in polvere, una bella mescolata e buon appetito!


Con questa ricetta partecipo alla sfida dell'MTC sulla pasta alla pommarola!